“Nella Tuscia… a piedi, in bicicletta, a cavallo….” – Il turismo ecosostenibile secondo Paolo D’Arpini

Rimane celebre nella storia del turismo lento la calata a Calcata di Etain Addey che nel  2005 da Gubbio se ne venne a piedi  al Circolo vegetariano VV.TT.  impiegando appena quattro giorni di viaggio.. (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/07/05/racconto-di-quando-fui-bacchettato-dalla-sciamana-etain-addey-e-come-appresi-ad-amarla-luglio-2009-il-25-vado-a-pratale-il-26-torno-a-calcata/).

Certo non tutti avrebbero quella forza e quel coraggio, c’è inoltre da dire che Etain si lamentò di non aver trovato nessuna locanda aperta nei paesini visitati, essendo ormai  gli alberghi  posti  solo  in  centri grandi  prettamente raggiungibili in macchina (ivi compresi gli eventuali agriturismi che son tutti fuori mano). In verità le vecchie locande ed alberghetti  nei vari centri della Tuscia sono stati chiusi proprio con l’avvento del turismo veloce e di massa…

Tempo fa lanciai comunque l’dea di poter almeno visitare Viterbo, partendo a dorso d’asino e percorrendo stradine periferiche. Avvenne in occasione della visita di Ratzinger nella Città dei papi (http://www.circolovegetarianocalcata.it/2009/04/21/d%e2%80%99arpini-ri-visita-viterbo-il-4-settembre-2009-%e2%80%93-comunicato-stampa ).  Lo stesso percorso è agibile anche in bicicletta e, perché no, anche a piedi. Vorrei qui ri-proporre una passeggiata per la festa di Santa Rosa a settembre:  “Da Roma a Viterbo, tutto a piedi?…” Magari… e la chiamerei anche “…ricordo della Tuscia antica”, ma non volendo  sembrare  proprio un oltranzista si può pensare anche ad un turismo con mezzi condivisi..

Tempo fa, ad esempio,  l’esperimento del turismo lento e sostenibile fu anche tentato in Sabina. Si chiamava  “Discovering Sabina” proposta avanzata da una serie di comuni in vista di un finanziamento europeo destinato al turismo a basso impatto sui loro territori. Qui da noi, in Tuscia, possiamo pensare  all´albergo diffuso, ai sentieri a piedi e in bici, alle visite archeologiche, alla navigazione del Tevere, alla riscoperta dei prodotti locali, al ruolo multifunzionale del´agricoltura e del turismo rurale.

Insomma un turismo ad impatto zero e persino  “a basso costo”, non il low cost  mortifero dell’aeroporto che si vorrebbe costruire a Viterbo.  

Perché andare a cercare turisti  all´altro capo del mondo quando c´è un bacino di turisti italiani (in questo caso romani) da coinvolgere? Turisti che magari se ne vanno a vedere colline, laghi, mari, bellezze archeologiche all´altro capo del mondo  e non conoscono le bellezze di casa nostra.

Ed il  viaggio eco-sostenibile può anche essere eco-solidale, per la condivisione dei mezzi sia privati che pubblici. Un viaggio che localmente potrà  essere comunitario e poco impattante.. Non è il  danno eco-sociale del “low cost” aereo superiore ai vantaggi visto che gli effetti del riscaldamento climatico ricadono sui più poveri? Non è meglio che si sviluppi anche da noi un turismo sostenibile senza aerei fatto dagli autoctoni, che potranno scoprire migliaia di luoghi d´incanto raggiungibili facilmente  in treno o pulman o traghetto (penso a Civitavecchia ovviamente)?

In Inghilterra esiste un sito apposito che suggerisce agli inglesi come arrivare in diversi luoghi senza aereo né auto, “anche se pensavate che non fosse possibile”. E poi fermarsi di più in un luogo, invece di saltellare qui e là. .

In sintonia con  il bioregionalismo si pone quindi il consiglio  del viaggio lento,  e spero  che all’incontro organizzato da Simonetta Badini sul turismo eco-sotenibile, previsto in settembre a Viterbo,  si  possa parlare di ecologia profonda e bioregionalismo. Anticipando così il discorso che si terrà a Monte Rufeno (Acquapendente) alla fine di ottobre 2010,  in occasione del prossimo appuntamento della Rete Bioregionale Italiana, al quale siete tutti invitati. Sarà un incontro conviviale, in cui esprimere  anche varie forme di spiritualità naturale: la poesia, la musica arcaica, le storie di vita…

Paolo D’Arpini

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